Viaggio nel Tempo #3 - Avvicinarsi ai 40 per scoprirsi Atarista in un mix di stupore moderno, nostalgia e mestizia!

Salve a tutti, Retrogamaniax!

Eccoci arrivati a un passaggio fondamentale nella mia vita personale, un argometo che ho dovuto ben focalizzare prima di volerne parlare: l'evolversi del mio rapporto con l'Atari 2600 in meglio col passare degli anni!


Ah, il caro Atari 2600...che lacrimucce. Sì, teoricamente si chiama VCS (Video Computer System), ma per noi tutti qui nelle italiche lande tricolori era "l'Atari duemilaesei, oppure più semplicemente "l'Atari". In fondo noi tutti oggi il Nintendo Entertainment System lo chiamiamo NES, ma all'epoca tutti lo chiamavamo "il Nintendo". Nel mio caso però, ad aggiungere quella dose extra di strambezza ci si mette la questione anagrafica: il sottoscritto infatti è nato nella precisa metà degli anni '80, e con esso anche tutti i suoi amici più o meno coetanei che all'epoca lo accompagnarono in queste bizzarre avventure la cui fantasia sprigionata era inversamente proporzionale al numero di pixel su schermo...beh pixel, direi più che altro cubi!

L'Atari 2600 Junior era lì', regalatomi dalla mia vicina in quanto ormai inutilizzato dalla prole allora già fuggita di casa, già allora quindi stracarico di lerciume altrui di vario genere. Era il 1991, ed io ero un bimbo che allora viveva in una casa sostenutra da genitori di certo non poveri, ma in quel preciso momento non esattamente al top come condizioni economiche...e sì, se solo avessi provato a chiedere un Nintendo per Natale, credo che avrei ricevuto molto più probabilmente un sacco di mazzate!

E con "sacco" intendo proprio il sacchetto di pezza lercia contenete i pugni di Chuck Norris!

E poi io ero lì, desideroso di una bella console da gioco casalinga, mentre visionava il mai dimenticato "USA Today" di Stefano Gallarini sulle reti private nostrane (le quali spesso e volentieri riprendevano il palinsesto di Junior TV) imbracciando fra le mani il suo unico videogioco di cui io abbia memoria, ovvero un LCD Tiger di Darkwing Duck, miracolosamente ancora perfettamente funzionante e di cui ricordo tuttora ogni minimo dettaglio circa il tragitto che fece dal negozio fino a casa, tragitto in cui mi feci un sacco di risate a causa delle buffe "animazioni" del gioco (fattore derivato dal divertirmi con poco da bambino e lo stupore da novità assoluta per il sottoscritto quale un vero videogioco tutto mio fra le mani) e lo finì pure, essendo solo tre livelli. Ma chissene, potevo e volevo rigiocare quei tre livelli all'infinito e questo per me era il Mondo! A breve seguì, nel freddo autunno, un Tiger LCD di Flash, questo purtroppo non funzionante al giorno d'oggi. Ma dei cari LCD ne parleremo presto, molto presto!


👾 "QUEL 2600 ERA LA MIA PLAYSTATION 5!" 👾


Insomma, ricordo ancora il giorno...anzi, per fortuna ricordo ancora tante cose.

Arrivò quel 2600 a casa mia dicevamo, arrivò "l'Atari" e con esso arrivarono i giochi, e il primo di essi fu Centipede, con quel quadratino sghembo a rappresentare qualcosa di cui nemmeno conoscevo la natura e nemmno m'interessava, perché in quei precisi attimi ero in estasi: muovevo un qualcosa in maniera fluida su uno schermo, mica delle immagini fisse scattose su uno schermo a cristalli liquidi!

Pussa via cosaccio plasticoso, ora sono ricco!

[ IL TIGER EMISE SUONI DI PIANTO STRAZIANTI ] *

Nooo bugia non piangere, vieni qui che mi facciamo una partita!

[ IL TIGER SMISE DI FRIGNARE, ANCHE SE SEMPRE UN POCO INGELOSITO! ] *

* = attenzione, tutto ciò potrebbe non essere mai accaduto.

Inizialmente lo adoravo, le cartucce (allora ancora note come "cassette", mentre le "cassettine" erano quella a nastro del Commodore 64) costavano solo 18.000 lire l'una, una manna dal cielo comparate alle 70.000 o addirittura 100.000 e passa rispettivamente di NES ("il Nintendo) e Master System oppure di Super Nintendo e Mega Drive! Mio padre me ne comprava abbastanza spesso di giochi, dato il prezzo veramente basso, gettati a mò di fondi di magazzino già allora nel retro di quel paradisiaco negozio di giocattoli nel cui stesso antro vi erano invece ben esposti sia giochi che console più in voga.

Vi erano anche in bella mostra diverse console Atari 2600, qualche 7800 (poco diffuso già al suo periodo) e un ancor più sporadico Intellivision.  

Dalle mie parti, qui in Puglia, 2600 e console "vecchie" venivano regolarmente esposte nei vari negozi di elettronica e giocattoli in prova, per convincere figlioli e genitori all'esborso dei pochi danari italici allora richiesti per acquistare una console con gioco a scelta, nel 1992 appena 49.000 lire! Se ne vendevano molte, anche perché era l'anno della chiusura al supporto della macchina (ca**o ne sapevamo noi bricconcelli) e i titolari di attività commerciali approfittano furbescamente della cosa per sbarazzarsene tirandole dietro ai meno abbienti!

"Uh che bello, il videogioco in casa!" era la classica affermazione delle famiglie tuttora convinte da quel joystick a singolo tasto. Per molti di noi il 2600 era tutto, e noi possessori lo adoravamo a tal punto da personalizzarlo: ecco il mio!


Ed ecco i giochi rimasti superstiti fino a oggi...

Rivedendo quei giochi ogni volta, mi chiedo sempre chi fosse mai stato tale "Antonello Ranieri" che compariva sulla cartucce che il collega "Atarista" dell'epoca, tale Pierpaolo, scambiava con le mie.

Beh, dopo poco tempo, essendo anche divenuto un discreto per non dire assiduo frequentatore di sale giochi, il confronto fra quella macchinacce sganciadanari e il mio modesto per non dire povero Atari 2600 era impietoso: ogni volta che lo riaccendevo quando ero a casa, la discrepanza tecnologia a mio sfavore creava in me un mix di modestia e mestizia che ancora oggi ricordo con lo stesso effetto agrodolce dell'epoca, vale a dire "è la mia sola console, la tratto bene, però comincia a starmi strettina, voglio qualcosa di graficamente più decente".

Nel Natale 1994, con l'aggiustarsi della condizione economica arrivò il mio primo Game Boy, di cui ricordo tutto della mattina in cui lo ricevetti. Ricordo addirittura quella specie di "calendario dell'avvento" pre-natalizio, in cui al ritorno da scuola ogni tanto trovavo un gioco Game Boy (Indiana Jones prima, un gioco di mezzo che non ricordo e Raging Fighter, giocone che rimpiazzò alla grande la mancanza di quello Street Fighter II per Game Boy che avevo originariamente richiesto ma allora non ancora esistente), cosa che mi fece capire come mio padre avesse finalente ascoltato le mie richieste, altro che quel Watara Supervision dell'anno precedente (fece così schifo a tutti, mio padre compreso, che lo riportammo indietro...oggi ne possiedo ben due versioni e ho capire per due volte come mai ci avesse schifato così tanto).

Ma tolto lo stupore iniziale, con quello schermo sfocato la mia vista mostrava già segni di abbassamento precoce che mi fecero capire come i due (il Game Boy e la mia vista) non andassero molto d'accordo, quindi tornavo mestioziosamente (ma esiste come termine?) a giocare al caro Atari 2600...stufo di ciò, cominciò così un duro e lunghissimo periodo fatto di 1.000 lire per la sala giochi ferocemente risparmiate, interrotte ogni tanto solo da qualche caramella Goleador la domenica mattina, giusto per convincere il gestore della sala giochi che non ero lì solo per vedere gli altri giocare!

Arrivò così il mio primo Famiclone, un ARGO Super Mega le cui fatezze riprendevano quelle di un Sega Mega Drive II antropomorfo color lilla con riflessi verdi, un mix di colori in realtà molto piacevole alla vista. Vi allego qualche foto presa dalla rete, che a quest'ora purtroppo ho mezzo condominio che dorme e non posso spostare nulla nel mio ca**o di armadio!


500 giochi ma in realtà erano 7: Super Mario Bros in versione piratozza, Galaxian (da lì nacque il mio amore ossessionante per Galaxian), il grandioso Battle City, Sky Destroyer e poco altro. NES compatibile, 72 pin. Era il 1995, e allora i cloni del NES erano divenuti di colpo le console simbolo di noi figli delle famiglie modeste rimpiazzando così i cari Atari 2600, con i negozi di noleggio e videogiochi (ve ne era un molto ben fornito e altamente specializzato in Viale Magna Grecia a Taranto, chiuso solo pochi anni fa) che di colpo si riempirono di giochi sia ufficiali Nintendo che piratozzi, figli delle hack più becere.

Eppure il 2600 era sempre lì, il buon Pierpaolo continuava a volermi chiedere giochi in scambio e qualcosina ancora la si poteva fare (mancando nuovi giochi appunto), finché anche lui non passò ai Famiclone. Quando si era in bolletta, mio padre preferiva continuare a comprarmi giochi Atari anziché gli ancora ben costosetti giochi NES (1996/97), i quali allora ricordo bene il come avessero raggiunto il ridicolo costo di 5.000 lire l'uno in media, 10.000 nei casi più rari.

Arrivò il Master System II del cuginastro, quest'ultimo allora passato a lidi videoludici tecnologicamente ben più avanzati, ma il 2600 era sempre lì, sul tavolo. Me ne disfai, riponendolo in una busta, solo con l'arrivo della PlayStation (e ti pareva). Eppure, negli anni, ho scoperto come ogni volta al solo sfiorarlo mi partisse il brividino, quello della prima console, ed è un qualcosa che nessun'altra macchina riuscirà a riprodurre allo stesso modo.

Negli anni mi sono riacquistato un Game Boy (venduto nel 1999 a 20.000 lire...), il caro clonazzo funziona ancora (lo credevo bruciato...era solo l'alimentatore originale) va ancora alla grande ma il 2600 è lì, nella sua nuova scatola assieme ai suoi giochi, simbolo di un'era fanciullesca che tuttora ricordo con quel mix agrodolce dell'epoca, in cui avrei voluto tanto buttare quel coso primitivo dalla finestra ma allo stesso modo non potevo perché mi ci ero affezionato nei suoi pregi e difetti.

Nel 2016 trovai un Atari Flashback 8 Gold, e nell'acquistarlo mi venne addosso una foga di cui tuttora non mi capacito, però mi fece pensare sul quanto, negli anni, mi sia ritrovato a essere Atarista quasi convinto. Quel Flashback plasticoso continuo tuttora a consumarlo...poi arrivarono le compilation Atari di Evercade, e rappresentano a oggi quelle che consumo più in assoluto (anche Lynx e Arcade).

Insomma...ti voglio bene Atari! 

Cerco ancora un 7800 oggi come allora, in cui ero incuriosito ma la cui stessa curiosità era placata dal prezzo decisamente meno abbordabile (150.000 lire...) allora come oggi (non ne parliamo nemmeno...diciamo che mi accontento degli emulatori), ma soprattutto si tratta di un brand gestito oggi da una mandria di ca**oni peggio del sottoscritto, ma minchia se oggi ho il cuore retroludico scolpito nelle fattezze del ragno saltellante di Centipede...!


👾 Ed ecco che l'agrodolce si tramuta in consapevolezza: in pochi sprite blocchettosi risiedeva un mondo fatto più che mai d'immaginazione, dove i limiti hardware costringevano i programmatori nell'ingegnarsi per scovare soluzioni efficaci a proporre divertimento ma che aggirasseor allo stesso tempo il problema dei limiti stessi. In pratica, una metafora della vita, soprattutto quella da adulti.

Ed ecco perché adoro così tanto il Retrogaming praticamente da sempre, e in questo Atari ha sempre rivestito un ruolo quasi totale, ma di cui me ne rendo conto solo ora, da adulto. E quindi no, nel mio caso la nostalgia non c'entra se non in minima parte. Al massimo, potrebbe essere solo la piccola base di uno spettro più ampio, quasi come un prisma triangolare a rovescio, il quale proietta una luce sempre più ampia man mano che si sale. 👾

Al prossimo post, a presto!

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