Settenote #2 - Archetipi distorti: lati estetici e sonori di una generazione bizzarra!

Era inevitabile che su questo blog prima o poi sarebbe arrivato il momento di parlare del fenomeno della cosiddetta "Retromusic", vale a dire tutte quelle correnti musicali e a sua volta estetiche denominate come Synthwave e Vaporwave, le quali poi logicamente sfociano in quella commistione di musica e comparto scenografico nota come Retrowave. 

 

 

Il nostro presente è un qualcosa di davvero, davvero bizzarro se ci si pensa.

Ci ho pensato qualche giorno fa per l'ennesima volta quando, per una casualità totalmente improvvisata, ho beccato al supermercato dove son solito approvigionare cibo una cesta strapiena di LCD Tiger, tutti rigorosamente di X-Men, precisamente le moderne ristampe targate 2020.

Insomma, non esattamente il genere di roba che ci si aspetterebbe di trovare in un posto del genere, soprattutto se poi la si trova a 5€. Scommetto che molti di voi preferirebbero giocare per un anno solo con quel coso a cristalli liquidi piuttosto che vivere quell'anno di 💩 ancora una volta! E ne sono certo, perché lanciandomi nelle più oggettive analisi possibili (ops, l'ho fatto), credo che qualsiasi cosa sia meglio di una pandemia e conseguente lockdown. Ora che mascherine e vaccini son divenuti argomento di serie B nei media nazionali, e che lo stesso sta succedendo per la disastrosa guerra in Ucraina se non fosse per i prezzi assassini delle bollette, direi che posso finalmente mettermi a ragionare come si deve qua sopra su che razza di periodo stiamo vivendo.

Sì, certe cose le pensavo soprattutto durante il lockdown, solo che allora non avevo un blog!


HAIL TO THE PAST!

📺 LONG LIVE THE OBSOLETE TECHNOLOGY! 📺


Eh sì...ormai è tutto un pullulare di console Mini (a proposito, è di sole poche ore fa l'annuncio dello
Sharp X68000 Mini), di cartucce multigioco modernizzate (Evercade), di estetica anni '80 e generi musicali i quali, incorporando una versione ripulita di quest'ultima un po' come se fosse la pixel art nuda e cruda mostrata dai preziosi emulatori quindi ripulita di qualsiasi scanline (un po' come se tale pulizia rappresentasse la cancellazione dei problemi ereditati dagli stessi anni '80 che inevitabilmente hanno poi gettato la nostra, di generazione, nel fango delle incertezze), ci riprongono un bizzarro di mix di Cyberpunk, obsolescenze  reimmaginate, rigurgiti spaziali da trip allucinogeno degno di qualche giro di bamba anni '80 e neon fluorescenti.

A conti fatti, parliamo di un surrogato di Outrun che del vero Outrun ha tutto e allo stesso tempo niente che nemmeno lo scialbo "Outrun 2019" su Mega Drive, ma che ci piace comunque. 

 

 

Eh già, emulatori e di conseguenza Console Mini: anche questo è rinnovarsi!

Alla faccia di coloro che, sempre e comunque, continuano realmente a riadoperare i frutti tecnologici delle passate generazioni per com'erano, nudi e crudi, tra chi predilige un trip totalitario infarcito di schermi a tubo catodico e chi lo miscela alle moderne, quasi blasfeme per il cultore purista, emanazioni di un più moderno schermo a LED.

Quelli schermi a LED son gli stessi schermi dei PC che oggi novelli Producer utilizzano per rigurgitare la perfetta colonna sonora di questo Mantra religioso totalmente devoto ai lati migliori delle due decadi più fluorescenti che la storia recente ricordi, vale a dire gli anni '80 e '90.

 


La Synthwave è ormai divenuta una corrente musicale che funge da perfetta colonna sonora di un'attualità forzatamente indecisa, una indecisione frutto dell'apatia indotta a sua volta dall'eccesso di informazioni rigurgitate dalla rete nonché dai vari dispositivi capaci di connetterci ad essa: la Synthwave non suona esattamente come se fosse musica anni '80, perché vi è sempre quell'insieme di elementi (una pulizia sonora impensabile per l'epoca a cui fa riferimento, delle percussioni dal taglio decisamente moderno e alcune sottocorrenti contraddistinte da brani dalle sonorità acide e violente del tutto fuori contesto ottantiano che a volte, ma non sempre, vengono descritte come Cyberwave) in grado di ricordarti che è pur sempre il 2022 e non certo il 1986.

 

 

L'etichetta discografica NewRetroWave è guardacaso una dichiarazione d'intenti, facendosi infatti promotrice di tutto il pacchetto (Retrowave appunto, essendo questo il mix di estetica Retro e sonorità Synthwave) offerto da tale affascinante controsenso sonoro: facendo fede al suo nome infatti, la label ci propone video dove ogni secondo è degno di essere immortalato nel nostro prossimo sfondo del desktop, alternando sonorità contraddistinte da brani Synthpop che paiono davvero usciti dal 1984 e trip sonori allucinogeni Technopop, questi ultimi figli del Cyberpunk più malato e violento. In ogni caso, l'estetica è sempre ben definita, pronta a fare da fiero belvedere per una escalation di suoni in grado di farci rendere conto che il concetto del futurismo dettato da Blade Runner e compagnia Sci-fi del periodo si sia poi rivelato essenzialmente erratto (tubi catodici, sonorità analogiche). Un po' come se lo spirito del mai troppo compianto Vangelis venisse rigurgitato dalle fredde menti della contemporaneità per poi essere risparato fuori mutato nei connotati di contorno, ma non certo quelli base: i suoni di synth della Synthwave si rifanno tutti proprio a quelli elaborati dal sommo compositore greco, e ad oggi sono ripetuti a tal punto da risultare persino abusati e ripetitivi.

 


Il bello della Synthwave è, però, che nonostante tutto non annoia. Incorporando sonorità dai vaghi richiami ai Depeche Mode (così come ai vari gruppi meteora da una hit e via) e suoni di synth analogici rivomitati in versione da moderna discoteca in formato Smartphone, è un suono che appunto non annoia e soprattutto rappresenta un movimento che è riuscito a creare un fitto sottobosco musicale dove il suo pubblico non è mai in guerra fra le sue numerose fazioni, ma convive in un senso di pace a conti fatti sentito, un'armonia frutto del benessere sonoro elargito da queste sonorità che anche nelle sue varianti Techno più crude e quasi distopiche, hanno lo scopo di aprire gli occhi al proprio pubblico circa le difficoltà della vita, alla differenza fra sogno e realtà.

Insomma, la Synthwave non illude al contrario degli anni '80 veri e propri, una decade dove qualsiasi attimo era una propaganda onirica e quasi irreale al credere che i sogni potessero divenire realtà, che quasi fossero la stessa cosa e che, comunque fosse andata, sarebbe stata un successo.

La Synthwave è intelligente forse perché, nel suo estrapolare unicamente il bello di quelli anni, ne fornisce sicuramente una immagine distorta, ma allo stesso tempo non rianima anche i vecchi fantasmi che hanno poi generato sfaceli sociali ed economici che oggi, inevitabilmente, continuano a far danni nel mondo reale da cui la stessa Synthwave ci aiuta ad evadere.

Ma...e la Vaporwave?

 


Discorso diverso invece per la Vaporwave, corrente musicale dopo la componente Aesthetic diventa ancora più parte fondamentale rispetto alla sua cugina meno fattona e più seriosa chiamata Synthwave.

Se quest'ultima potrebbe rivivere eventualmente anche senza comparto estetico durante l'ascolto, riascoltare a oggi un brano Vapor' senza visualizzare nel contempo anche una sola immagine fissa in stile Vaporwave dà la sensazione di perdersi un aspetto perfettamente parallelo alla musica, musica contraddistinta da sonorità rubate senza pudore da brani Synthpop soprattutto giapponesi, qui rallentati e "arricchiti" da effetti di puntine saltate sul vinile, fruscii di sottofondo esagerati e vibrati sonori degni delle musicassette più consumate. La Vaporwave è molto spesso un genere che stranamente risulta campione d'incassi sulla popolare piattaforma di musica digitale Bandcamp, e dove i soli e rari formati fisici le cui quantità di stampa spesso rasentano tirature volutamente ridicole, tipicamente sono musicassette e vinili. Ma è un analogico falso, esattamente come la Vaporwave...eppure a noi ci piace così.



La Vaporwave ha senso unicamente se apprezzata all'interno dei suoi stessi, limitati confini.

E nonostante ciò difficilmente stanca, tanto che può addirittura divenire una droga, un viaggio mentale a volte necessario per poter finalmente deridere il capitalismo anni '80 e '90 partendo dalle sue stesse basi, quasi dal suo interno,  con quei brani Synthpop abilmente massacrati da questi punk della contemporaneità che miscelano il tutto ai font da scrittura obsoletamente tipici di un'era di Internet agli albori, alle grafiche degne di Paint su Windows '95 o addirittura 3.1 se non proprio dei vecchi sistemi operativi Apple anni '80.

Insomma, estetica fondamentale quanto la musica: tutto rigorosamente rubato e manipolato per soddisfare il nostro bisogno di sfanculare il passato e allo stesso tempo elogiarlo. Un po' come quei giochini Tiger Electronics che molti di noi acquistano per poi lamentarsene, ma che poi dietro l'angolino ci fanno comunque pensare nostalgicamente a un'era dove vi erano meno connessioni internet e più capacità di sincera immaginazione.

Ci sarà pure un motivo se nonostante gli anni che passano continuiamo a riascoltare le canzoni che un tempo erano parte di una specifica compilation Mixage oppure Hit Mania Dance, giusto? Quei brani ci appartengono inevitabilmente, perché hanno forgiato momenti per noi indimenticabili almeno finché amnesia non ci coglierà. Potremo anche un giorno riprenderli, estrapolarne alcune parti e divertirci a modificarle col PC nell'intonazione, distruggendole un po' e pensando che forse sotto sotto facevano schifo, facendoci così qualche sana risata. Poi però torniamo seri e pensiamo che pure noi facciamo schifo, e torniamo nuovamente in armonia con la nostra natura.

Dopo questo mio inutile trattato vi lascio con "Kung Fury", breve film ormai simbolo di questa cultura artistica tanto insensata quanto bella denominata Retrowave...

E se siete proprio difettosi, eccovi il ridoppiaggio italiano ufficiale.

E quest'anno uscirà anche un attesissimo seguito...

A presto, cari contenitori di vuoto retroludici (come il sottoscritto), riempite quel vuoto con ciò che per voi rappresenta la vera bellezza, evitando il più possibile quell' egocentrismo fine a sé stesso tipico di questa era di fagocitamento superfluo da social network...

LONG LIVE THE RETRO!

l'Uomo a 8-bit.

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