Retroview #7 - Double Dragon 3, le Pietre della Confusione!

Immaginate se solo Double Dragon 3 fosse stato sottotitolato "The Confusion Stones" piuttosto che "The Rosetta Stone", "The Sacred Stones" oppure "The Arcade Game"...non sarebbe stato molto meglio? Almeno avrei potuto evitare questo articolo e oggi potrei finalmente godermi la vigila del mio compleanno da festegg...ah già, io non festeggio mai.

Ok, scriviamo quest'articolo!

La storia del mio compleanno non viene tirata fuori a caso per elemosinare auguri, in quanto quel livello di sfiga cosmica di sembra veramente molto ma molto difficile da raggiungere, ma unicamente perché in occasione del lotto di cartuccione loose che ho deciso di autoregalarmi (questa sì che qualcosa da veri sfigati...l'autoregalo) in occasione del mio imminente compleanno, fra una di queste vi era proprio la versione NES di Double Dragon III.

Prima di dirvi cosa penso davvero di quella versione, arriviamo alla morale della storia: due sere fa parlavo per l'appunto con un mio amico al quale, vedendo il lottone di cartuccione appena ripulite e disinfettate (quasi tutte vendute come "Ottime condizioni"...), mi chiese quante cazzo di versioni esistessero del terzo episodio di Double Dragon, serie che fino ad allora mi ero decisamente cagato poco a causa della tradizionale lentezza di gioco, ma il cui terzo episodio in versione NES ha sempre esercitato su di me un fascino paragonabile a quello dei peggiori feticci che un essere umano possa mai vantarsi di seguire...

Vedete quanti 3 ci sono lì in alto? Beh, quelli sono tutti Double Dragon 3 e nessuno di questi è un falso. E no, la versione Gig Tiger fa storia a sé.


Ma la povera versione LCD non ha colpe, essendo come da tradizione senza pretese è solo costretta a sopportare su di essa il peso di un capitolo nefasto di uno dei franchise videoludici che un tempo era fra i più grandi di sempre. 

Nefasto in quanto la versione Arcade originale, giocata dal sottoscritto per la prima volta (ho già sottinteso come fino a pochi mesi fa i giochi della serie di Double Dragon non avessero mai fatto particolarmente breccia nel mio cuore, sebbene abbia sempre amato Streets of Rage e tutto il filone da sala giochi dei picchaduro a scorrimento) solo in occasione della Collection "Technos Arcade 1" ottenuta in bundle con Evercade VS, fu sviluppata non da Technos in via diretta bensì da una ben più misconosciuta East Technology, in quanto Technos era allora impegnata nello sviluppo di due titoli da sala oggi storicamente molto importanti quali The Combatribes e WWF Superstars. Il primo di questi ultimi due titoli in particolare, convertito (malino, oserei dire) anche su Super Nintendo, rappresenta per i puristi della serie il vero terzo capitolo della popolare serie del Doppio Drago ancor più di quanto lo sia questo terzo capitolo vero e proprio.

La prima ragione di atle fama sinistra è che il terzo capitolo della serie, la cui versione Arcade è sottotitolata "The Rosetta Stone", si basa su una storia di fondo bislacca e poco credibile che vede i nostri Billy e Jimmy Lee impegnati a scorazzare lungo e largo per il Mondo fino a giungere in Egitto, intenti a combattere contro...Cleopatra! E nel mentre passeranno per la nostra Italia nel quarto Stage, ove affronteranno bizzarri guerrieri romani che paiono usciti da Golden Axe di Sega...roba da tossici!

Il gameplay è tra gli aspetti peggiori sebbene non quello totalmente peggiore della versione originale da Sala di Double Dragon 3, rovinata da un frame rate totalmente zoppicante con animazioni talmente tagliate da risultare in tutto e per tutto identiche a quelle che è da sempre possibile "ammirare" nei giochi scacciapensieri LCD. Aggiungete a ciò anche quello che è a conti fatti il peggior sistema di rilevamento delle collisioni di sempre nella storia dei videogiochi, e la frittata è bella che bruciata!

Da provare: mal di testa e nausea assicurati in men che non si dica.

Ma la caratteristica peggiore di tutte a proposito del caro Double Dragon 3 fu il suo essere una specie di pioniere della m€rd@: esso fu infatti il primo titolo nella storia dei Giochi da Sala a sviluppare un sistema di potenziamento basato su gettoni reali! Infatti, nel gioco era possibile acquistare a conti fatti vite extra (anzi, "Extra Characters"), boost di energia e potenziamenti vari presso alcuni "Shop" situati ad inizio livello, i quali accettavano sì pagamento in monete...ma le VOSTRE monete, vale a dire i NOSTRI gettoni VERI!

Inutile dire che questo sistema, ritenuto assolutamente oltraggioso dai videogiocatori da sala, ne decretò il totale e meritato fallimento. Anzi, il fallimento fu talmente grosso che questa caratteristica fu totalmente rimossa nella versione da sala giochi destinata al mercato giapponese...immaginatevi voi cos'avrebbe significato per i frequentatori di sale giochi giapponesi un oltraggio del genere, precisini quali sono. 

Nella versione nipponica gli shop vennero totalmente rimossi dal gioco, ed era inoltre possibile scegliere l'intero repertorio di mosse e personaggi sin dall'inizio, fra cui anche gli "Extra Character" come Urquidez, Chin e Ōyama.

Il gioco però, presenta un sistema di energia vitale numerico che lo vede accomunato al ben più riuscito e divertente The Combatribes (e dove inserendo gettoni, la quantità numerica atta ad identificare la vostra barra vitale risale copiosamente), con la differenza che almeno quest'ultimo lo implementa unicamente per evitare la fastidiosa attesa "Insert Coin", potendo così permettervi di continuare a pestare tutto e tutti senza interruzioni, e non certo per spillarvi soldi per i potenziamenti!

Il sottotitolo "The Rosetta Stone" fu mantenuto nella conversione su Nintendo Famicom ma il gioco, ovviamente era totalmente differente: infatti, il vero sottotitolo era "The Sacred Stones" che è anche il nome completo con cui Double Dragon III giunse nelle terre occidentali.

E vai, si parte con la confusione!



Il terzo capitolo su NES e Famicom non fu infatti una diretta conversione del disastroso titolo da Sala, bensì una totale rielaborazione creata questa volta direttamente da Technos Japan (i rispettivi team delle versioni Home e Arcade erano comunque in comunicazione parallela tra loro) che condivideva comunque molti aspetti sia sonori che puramente di gameplay del titolo da sala. 

Alcune musiche erano rimaste lì, così come alcuni boss finali sebbene cambiati nel nome e i quali, una volta sconfitti, divenivano vostri alleati nei livelli successivi. Il titolo fu distribuito dalla cagosissima Acclaim.

Il problema di "Double Dragon III: The Sacred Stones" è l'ESTREMA e SBILANCIATA difficoltà di gioco: si ha UNA SOLA VITA a disposizione, la barra dell'energia scende molto più velocemente rispetto ai precedenti capitoli, e pure gli stessi nemici vi aggrediscono di continuo una volta che vi hanno beccati, costringendovi ad un'estremamente frustrante, inesorabile serie di colpi che si fermeranno unicamente quando non riuscirete più ad alzarvi! Game Over!

Nei livelli successivi è possibile selezionare uno dei boss sconfitti eludendo così il sistema della singola vit in qualche modoa, peccato che tutti i i suddetti personaggi facciano schifo al cazzo dicendolo in tutta franchezza, quindi...nulla, nella pratica cambia poco o nulla.

Nonostante questa pessima limitazione, il titolo non è assolutamente un brutto gioco con la sua ottima resa grafica in puro stle "Double Dragon su NES", le sue musiche coinvolgenti, il suo essere anche vagamente divertente quel poco che dura e...e nulla. Resta un titolo da prendere come sfida personale, giusto per vedere dove diamine si riesca ad arrivare fin quando non termina la sola barra di energia a nostra disposizione.

Da segnalare il sistema di rilevamento dei colpi, molto migliore rispetto alla versione "The Rosetta Stone" da Sala, sebbene tutt'altro che perfetto.

Cambia qualcosa in modalità a due giocatori...

 

Ok, l'immagine iniziale della modalità a due giocatori non è esattamente così (Billy e Jilly sono aggiunti solo per memare un po' grazie ai fotomontaggi), ma che ci volete fare?

La storia di "Bimmy and Jimmy"è comparabile solamente ad altre perle del calibro di "All Your Base Are Belong To Us" e "Hey, Poor Player!".

La modalità a due giocatori (nella cui versione Famicom i nomi di Billy e Jimmy sono riportati correttamente nel testo in inglese iniziale) rende il tutto leggermente meno frustrante, peccato solo per l'estrema lentezza dei nostri amici come da tradizione Double Dragon e dei controlli decisamente poco reattivi se comparati anche ai due precedenti capitolo rilasciati su NES. Mediocre, ma strambo. Bastardo, ma goliardicamente godibile. Non è un bel gioco, ma nemmeno brutto.

Le cose cambiano radicalmente con le versioni sottotitolate "The Arcade Game" e rilasciate rispettivamente per Sega Mega Drive (Genesis in Nord America) e Nintendo Game Boy, anche queste entrambe distribuite da Acclaim e la cui licenza fu acquistata da Tradewest.

 


Nella versione Mega Drive infatti, si rasenta l'epocale: trattasi di una conversione diretta in tutto e per tutto del classico da sala ad opera del team Software Creations dove frenesia, sonoro, animazioni e fluidità vengono drasticamente migliorati, mentre il gameplay resta schifoso esattamente come nella versione a cui resta fedele, con un sistema di rilevamento dei colpi agghiacciante ma qui quasi (quasi...) tollerabile grazie alla maggiore fluidità. 

Si hanno a disposizione un massimo di 25 gettoni da sfruttare sia nei Continue così come nell'acquisto degli ormai famosi potenziamenti, i quali però non portano poi a chissà quali miglioramenti, risultando anzi totalmente inutili. Il titolo è molto ma molto più facile rispetto alla versione da sala, tanto che potrebbe risultare completabile già ad una prima partita.

Nonostante ciò, quando una coversione denominata "The Arcade Game" supera il "The Arcade Original", è tutto dire...ve l'ho detto, caso epocale! Sarebbe dovuto essere questa la vera versione da sala originale, e non il contrario.

Sicuramente il mio preferito tra tutte le versioni del terzo capitolo della serie, nonostate le sue gigantesche pecche.

Questione diversa per la versione Game Boy, sviluppata da The Sales Curve e la quale condivide una struttura dei livelli simile a quella del titolo da sala ma degli sprite basati sui modelli per NES, con degli Shop i quali accetteranno le monete prelevate dagli scagnozzi che accopperemo (sistema già più tollerabile e molto meglio sviluppato)...un Add On da inserire nel Game Boy atto a prelevare le monete elargite da vostro parte credo sarebbe stato davvero troppo!!!!

Le vite offerte a disposizione del giocatore qui sono un bel po', ma il sistema di rilevamento dei colpi è una ciofeca come da tradizione, mentre come frenesia di gioco è leggermente più rapido rispetto ai ritmi soporieri offerti dalla versione NES. Già si fa un casino solo ad elencarne per compararle, queste versioni. Quasi totalmente ingiocabile a causa dello schifoso sistema di collisioni, una vera ciofeca alla faccia del sottotitolo "The Arcade Game". Insomma: versione Game Boy da evitare.

(The Sales Curve si occupò a quanto pare anche delle blade conversioni 'generiche' di Double Dragon III per ZX Spectrum, Amstrad CPC, Commodore 64, Amiga e Atari ST, queste ultime tutto sotto licenza Tradewest)

Ci avete capito qualcosa? Io ancora sto raccapezzando i cocci...comunque, morale della favola: il vero Double Dragon III è probabilmente da ricercarsi nella versione su calcolatrice convertita da Olivetti...naaa, intendevo quella per NES, essendo stata realizzata direttamente da Technos in persona e non da terzi, motivo forse per cui risulta essere un titolo del tutto differente, un progetto del tutto parallelo.

Progetto parallelo però che risultò anch'esso uno sfacelo, trainato com'era sia dalla pessima fama della versione Arcade (i meno informati e sprovvisti di Nintendo Power temevano in una versione ancora peggiore convertita dalla pessima versione da Sala Giochi) da una parte che dalla nomina di estrema difficoltà dall'altra (la versione per NES spingeva il concetto di NES Hard Games verso un nuovo livello di frustrazione), una quantità di copie del gioco paragonabile a circa mezzo milione delle stesse finì per ammuffire nei magazzini Acclaim...di certo non un "The Atari Burial 2, la Vendetta", ma la botta fu comuque tosta.

Di sicuro, un titolo talente nefasto da risultare perculato dalla stessa Technos nel sequel Double Dragon Neon, in cui compaiono due boss denominati Bimmy 'n' Jammy e soprannominati  "Mistranslated Mutants", essendo versioni mutanti deformi dei fratelli Lee.

Technos stessa inoltre, ha del tutto "bypassato" la bizzarra storia del terzo capitolo in Double Dragon IV (quello vero in esclusiva Steam, non quello fasullo dei Famicloni...), collegandolo direttamente alla storia del secondo capitolo.

Morale della favola: il vero terzo capitolo di Double Dragon è "The Combatribes", in qualunque sua versione.

Grazie al cazzo direte voi, ma così è. 

E' ormai passata la mezzanotte, mi preparo a vivere un altro irritante giorno di compleanno nella totale mestizia...saluti!

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